C’è un’Italia che non fa notizia, ma che tiene viva la musica nelle piazze, nei teatri di provincia, nelle aule prese in affitto sopra la biblioteca comunale. Sono le migliaia di piccole scuole di musica che, tra chitarre scordate e pianoforti che hanno visto giorni migliori, provano a insegnare a bambini e adulti l’arte più antica del mondo.

Peccato che, molto spesso, il vero spartito da leggere non sia quello di Beethoven, ma il registro presenze scritto sul retro dello scontrino del bar.


La saga del bonifico smarrito

Ogni mese, puntuale come la marcia di Radetzky a Capodanno, arriva il genitore che giura:
«Ho pagato la retta, giuro, ma non ricordo con quale IBAN… forse con quello di mio cognato».
Nel frattempo la segreteria, che spesso è una persona sola, armata di pazienza e block notes, si aggira tra estratti conto, messaggi WhatsApp e promemoria sparsi. Risultato: i pagamenti diventano una caccia al tesoro in cui il premio finale è solo la certezza che sì, forse, quei 60 euro sono arrivati davvero.


Presenze a caso (o “dove l’ho segnato stavolta?”)

Poi ci sono le presenze. Alcuni docenti le tengono ancora su fogli Excel dal titolo creativo tipo “lezioni 2021_definitivo(3).xlsx”.
Altri si affidano a registri improvvisati, magari annotando assenze e ritardi sul pentagramma di un vecchio esercizio di solfeggio.
E ogni tanto spunta il dubbio: «Questo allievo ha fatto quattro lezioni o cinque?», «Questa lezione da recuperare poi è stata recuperata veramente?» . Un mistero che manco Agatha Christie.


Spartiti contro Excel: la battaglia infinita

Lo spartito nasce per dare vita alla musica: segni eleganti, note che diventano armonia.
L’Excel, invece, nasce per intrappolare la vita in celle grigie: numeri, formule, colonne interminabili.

Eppure, nelle piccole scuole di musica, capita che lo spartito e l’Excel finiscano per contendersi lo stesso ruolo: tenere traccia delle lezioni.
Così può succedere che il “Do maggiore” conviva accanto a “lezioni_gennaio_definitivo(3).xlsx”.
Una sinfonia? Non proprio. Più un rumore di fondo che nessuno vorrebbe ascoltare.


Genitori in modalità “registro elettronico”

Perché poi c’è sempre la famiglia che vorrebbe un’app stile scuola pubblica: «Così vedo subito se mio figlio c’è o non c’è».
Solo che la piccola scuola di musica di paese, con i suoi 60 allievi, ha spesso gli strumenti organizzativi di una proloco anni ’90.
Risultato: il genitore chiama, scrive, chiede. E la segreteria, ancora una volta, annaspa.


Un piccolo grande paradosso

Tutte queste scuole hanno una cosa in comune: fanno un lavoro enorme con risorse minime. Non hanno budget da sperperare in software complicati o consulenze milionarie. Sono piccole, sì, ma vitali. Senza di loro la musica in Italia sarebbe un po’ più muta.

E allora, non sarebbe il caso che esistesse uno strumento pensato proprio per loro, pronto all’uso, semplice, con costi più che abbordabili?


La buona notizia

Esiste.
Si chiama ScuolaSemplice ed è nato proprio per dare respiro a chi, tra lezioni di chitarra e quote associative da 30 euro, non ha voglia di passare le notti a inseguire bonifici e presenze.
Un sistema a misura anche della piccola scuola: facile, veloce, pronto per accompagnare chi ogni giorno porta avanti la musica… senza per forza dover diventare esperto di contabilità, Excel o investigazioni bancarie.


👉 Questo articolo è dedicato a voi, piccole scuole di musica italiane: perché meritate di suonare (e far suonare) senza essere costrette a dirigere l’orchestra dei vostri faldoni polverosi.